Quello che leggo: Cecità e Il Condominio

Per caso mi è capitato di leggere uno di seguito all’altro due romanzi che vengono spesso accostati: Cecità, di José Saramago e Il Condominio di James G. Ballard (ringrazio Laura e Francesco per i regali).

Nonostante i vent’anni che li separano (Il Condominio è del 1975, Cecità del 1995) e le differenze di stile molto forti, entrambi i romanzi trattano lo stesso tema:

la regressione, l’imbarbarimento degli esseri umani quando le convenzioni sociali vengono meno.

in Cecità lo stimolo è dato da un’improvvisa epidemia che rende tutti i contagiati ciechi. Il Governo, che nel libro è un ente non specificato e astratto, fa rinchiudere tutti i malati in un vecchio manicomio, nel tentativo di fermare il contagio finché non si trovi una cura.

La reclusione, la malattia, la paura, il sentirsi abbandonati a loro stessi scatenano nei ciechi i più bassi istinti, liberano la violenza e la rabbia, fanno sì che, invece di collaborare, cerchino di prevalere sugli altri in un’ottica di “si salvi il più forte.”

In Il Condominio accade lo stesso, solo che in questo caso non sono poveri derelitti rinchiusi, ma ricchi professionisti che hanno scelto di abitare in un grattacielo di lusso dotato di tutti i servizi. il microcosmo chiuso però genera conflitti, che in breve sfociano in veri e propri atti di violenza.

Lo stile dei due romanzi è completamente diverso: dove Ballard è secco, preciso, quasi giornalistico, Saramago invece è onirico, ricercato: il suo sembra quasi un flusso di coscienza collettivo, pensieri, descrizioni e dialoghi dei personaggi si fondono, non c’è separazione tra una cosa e l’altra o, meglio, sta al lettore crearla.

Il Condominio mostra la violenza, senza filtrarla, Cecità la racconta, ma non per questo la rende meno d’impatto per il lettore. Entrambi mostrano il disfarsi della civiltà e il ritorno a una forma di organizzazione tribale, con piccoli gruppi di persone in lotta fra loro.

in Il Condominio emerge con forza la divisione in classi sociali, legata ai diversi piani del condominio, in Cecità le differenze si cancellano, appiattite dalla malattia che colpisce tutti indifferentemente.

Ballard dà un nome ai personaggi, una caratterizzazione, seppur a volte abbozzata: hanno un lavoro, un modo un aspetto, modi tipici; per Saramago i personaggi sono come archetipi: il ladro, il medico, la ragazza… non hanno nome, non sono individualizzati.

in Cecità tutto il mondo si disgrega, la malattia colpisce tutti, la reclusione è inutile; in Il Condominio il mondo viene estromesso dagli abitanti del grattacielo che si richiudono nel loro palazzo escludendo la vita al di fuori di esso.

Cecità, alla fine, un po’ di speranza la dà, Ballard invece è pessimista, non crede in nessuna possibilità di ritorno alla normalità una volta che le convenzioni sociali vengono scardinate, anzi, per lui la normalità è proprio quella del condominio.

Vi lascio con gli incipit dei due romanzi.

James G. Ballard, Il Condominio (trad. Paolo Lagorio)

Era trascorso qualche tempo e, seduto sul balcone a mangiare il cane, il dottor Robert Laing rifletteva sui singolari avvenimenti verificatesi in quell’immenso condominio nei tre mesi precedenti.

José Saramago, Cecità (trad. Rita Desti)

Il disco giallo si illuminò. Due automobili in testa accelerarono prima che apparisse il rosso. Nel segnale pedonale comparve la sagoma dell’omino verde. La gente in attesa cominciò ad attraversare la strada camminando sulle strisce bianche dipinte sul nero dell’asfalto, non c’è niente che assomigli meno a una zebra eppure le chiamano così.

Dove vado: Ciarastea

La vigilia di Natale mi hanno chiesto di leggere un mio breve racconto (non più di 2 minuti di lettura a voce alta) per aprire Ciarastea, un evento benefico che si è svolto in varie piazze del centro di Treviso. Ovviamente ho accettato di buon grado per tutta una serie di motivi:

  • La richiesta è arrivata dalla direttrice artistica di Cartacarbone festival, che è stato chiamato per aprire la manifestazione;
  • come ho detto, l’evento serviva per dare sostegno e aiuto a Parent Project, un’associazione di pazienti e genitori con figli affetti da distrofia muscolare di Duchenne e Becker;
  • leggere, anche per pochi minuti, la vigilia di Natale nel pieno centro di Treviso in una Loggia dei Cavalieri addobbata a festa mi è sembrato un bell’onore e una discreta pubblicità.

A causa di qualche incomprensione con l’organizzazione, la pubblicità alla fine non è stata granché, ma il mio racconto l’ho letto e ho visto anche qualcuno tra il pubblico che sorrideva.

Eccomi a leggere in tutto il mio splendore! Grazie a Franco Favero per la foto

Se volete leggerlo anche voi, è qui e si intitola:

Babbo Media Manager

Nella sede della BN S.p.A., un elfo bussò all’ufficio del capo. «Buongiorno, signor Babbo.»
«Accomodati caro. Chi sei? Perdonami ma sto diventando vecchio, non ricordo più i nomi dei dipendenti.»
L’elfo si sedette. «Sono il Babbo Media Manager, signore.»
Babbo Natale finse di aver capito.
«E cosa posso fare per te?»
«Ho una proposta per modernizzarci un po’.»
Il principale si lisciò la barba.
«E cioè?»
«Le letterine signore, sono antiquate, ci sono i social network, è così che si comunica, oggi.»
Babbo Natale tolse il cappello rosso e si grattò la pelata.
«A me le lettere sembrano così poetiche…»
«Ma inefficienti, e antiecologiche, con tutta quella carta da smaltire. La gente oggi ci tiene, a queste cose.»
«Non sono convinto.»
«Si fidi di me, signore.»
Squillò il telefono. Un’ombra rannuvolò il volto di Babbo Natale. «Scusa ma devo andare, le renne minacciano uno sciopero, di nuovo. Se sei sicuro, procedi pure.»
«Grazie, signore.»
L’elfo creò i profili BabboOfficial su tutti i social. Fu un successo.
Si riuscì a sradicare la fake news che metteva in dubbio l’esistenza di Babbo Natale.
Il piccolo ufficio postale del Polo fu scaricato di lavoro.
Si capiva subito chi era stato buono.
Il principale era entusiasta.
Presto però nacquero i problemi.
Prima le richieste: la play, la voglio da un tera, altrimenti Leo piange; il trenino Lego mandamelo già montato, che non sono capace.
Poi le lamentele: trent’anni fa ti avevo chiesto il mostro di lava e non me l’hai portato!
Arrivarono i fanatici: io ti lascio solo latte di riso e biscotti gluten free.
Gli animalisti: maltratti le povere renne per il tuo tornaconto!
I complottisti: la tua slitta rilascia scie chimiche!
I comunisti: sei un fantoccio al servizio delle multinazionali!
E i cattocomunisti: e hai anche rubato il posto a San Nicola!
Facebook bloccò la pagina perché “non conforme alle linee guida della community.”
Ed è per questo che, anche quest’anno, a Babbo Natale i bimbi hanno spedito le letterine.

Quello che leggo: la mappa delle mie letture

Vi ho già parlato della mappa delle mie letture, svelandovi quanto sono un nerd fissato con la catalogazione; bene, adesso, giusto per complicare tutto ho fatto delle modifiche.

La vecchia mappa classificava gli autori con uno schema di colori “qualitativo” (cioè ad minchiam): in blu gli autori famosi, in viola quelli che lo sono meno, in verde quelli c he conosco di persona… insomma era un po’ un casino.

La nuova versione invece è più scientifica: il colore rappresenta il periodo di nascita. Così la suddivisione è molto più semplice:
nati prima del 1800;
tra il 1800 e il 1850;
tra il 1851 e il 1900;
e così via, a intervalli di 50 anni, fino al 2000.

Così, per esempio, ho scoperto che ho letto un solo nato prima del 1800 (Mary Shelley, 1797) e nessuno nato dopo il 2000.

Non sono pienamente soddisfatto della mappa, gli strumenti di google mymaps sono un po’ poveri, mi piacerebbe inserire link alle biografie degli autori o ai libri, per renderla più interattiva, ma non mi semnbra si possa fare.

Se qualcuno conosce qualche strumento gratuito per creare mappe di questo tipo che funzioni meglio di google mymaps me lo faccia sapere per favore, intanto, ecco la mappa.

Quello che leggo: Frab’s Magazines

Frab’s Magazines non è una rivista ma un contenitore che seleziona le migliori riviste cartacee sul mercato e le vende sul suo e-shop. Sono particolarmente legato a questo progetto perché, pur non facendone parte direttamente, noi di Digressioni abbiamo visto nascere la pagina Instagram, e abbiamo l’onore di essere in vendita sul loro negozio on-line

Finora però non avevo mai comprato niente su Frab’s, quindi ho voluto ovviare a questa mancanza provvedendo al mio primo acquisto: Quanto, un esperimento tutto italiano di rivista di letteratura speculativa. Fantascienza e distopia abbracciano la maneggevole follia di queste pagine che si candidano a diventare un cult della letteratura indipendente italiana.

Quanto è una rivista pazzesca, una follia commerciale proprio come piace a noi di Digressioni: Parla di fantascienza, in un paese che considera il genere alla stregua di un intrattenimento per adulti con la mente di un ragazzino nerd; è stampata su tre tipi di carta diversi, tra cui una blu di alta grammatura e finitura ruvida; ha la copertina con le alette, una sovraccoperta in carta lucida e usa inchiostrimetallizati. Insomma, Quanto, come Digressioni, non dovrebbe esistere, ed è proprio per questo che mi fa impazzire.

Insomma, per 15€ ci si porta a casa una rivista che definire una figata è poco.

È però necessario spendere qualche parola anche per Frab’s, e vi anticipo che sono tutte belle: la spedizione è gratuita e viene effettuata il giorno successivo all’ordine con piego di libri quindi, se mamma poste vi assiste, dovreste ricevere il plico entro quattro-cinque giorni. E qui cominciano le belle sorprese: la rivista arriva stupendamente avvolta in una carta da pacchi leggera e raffinata, chiusa con dello spago grezzo; assieme al pacco ci sono un biglietto di ringraziamento scritto a mano da Anna, la titolare del sito, un delizioso segnalibro di Frab’s e una mini-cartolina con una foto virata seppia. Ma non è tutto, c’è anche un regalo, un codice sconto del 15% per un ordine minimo di 20€. Insomma, Amazon sarà anche figo, ma di certo non è così stiloso.

Prima di chiudere con le parole di Anna, vi invito a visitare il sito di Frab’s Magazines e, già che ci siete, anche quello di Digressioni (di cui sta per uscire il numero 11).

Grazie per avere dato fiducia alla carta più bella e pensata in Italia.
Grazie anche per avere creduto nel progetto di Frab’s Magazines.

Quello che leggo (e presento): Naila di Mondo9

Se avete letto il mio post precedente, saprete che tra il 21 e il 23 giugno ho partecipato nella doppia veste di presentato e presentatore al festival Inchiostro, organizzato a Crema dal mio amico Lorenzo Sartori.

Tra le tante attività piacevoli, che comprendevano anche una discreta quantità di birra, ho avuto anche l’onore di co-condurre, assieme a Francesca Caldiani, la presentazione che Dario Tonani ha fatto della sua ultima fatica letteraria: Naila di Mondo9.

La copertina di Naila di Mondo 9

Naila è uno di quei libri che ti restano dentro per l’ambientazione: polverosa, cattiva, feroce; Mondo9 è quasi un personaggio del libro, dotato di vita propria e desideroso di ucciderti. Come ho detto a Dario durante la presentazione: leggendo Naila di Mondo9 senti caldo, e sete, e hai un fortissimo desiderio di toccare l’acqua, lavarti le mani.

Naila di Mondo9 è però anche tanto altro, e parlarne con l’autore è un’occasione incredibile per “entrare” ancor più nel romanzo, coglierne aspetti che ti erano sfuggiti, apprezzare le sfumature e, perché no, scoprire anche alcuni dei segreti che ogni autore ha riguardo il suo processo creativo.

Ho così percepito in modo ancora più forte la sensibilità di Dario, il desiderio di comunicare più che una storia appassionante, l’attenzione per l’universo femminile e il “coraggio” che ha avuto, in un mondo prettamente maschile come quello della fantascienza italiana, di creare un protagonista donna al comando di una nave donna in un mondo governato solo da uomini.

Naila diventa quindi un simbolo, un esempio per le donne e un monito per gli uomini e il romanzo di Dario rappresenta uno di quei libri speciali che, oltre ad appassionare, hanno il gran dono di veicolare dei valori importanti.

Come amo spesso dire, la fantascienza è un ottimo modo per parlare del presente e del nostro mondo, e l’opera di Dario ne è un chiaro esempio.

Se volete vedere qualche foto della presentazione, la galleria è qui sotto.

Le Riviste Indipendenti e il profumo della carta

Non so se è perché collaboro con Digressioni, o perché sono reduce da una gran festa a Torino organizzata dagli amici di Crack, ma ho notato che ultimamente c’è un ritorno d’interesse verso le riviste culturali indipendenti. Dico “ritorno” perché, nonostante il mondo delle riviste indipendenti abbia mantenuto sempre una sua certa vitalità, prima su carta e poi sul web, ora sembra, ripeto, almeno a me, forse perché la mia frequentazione di questo ambiente è abbastanza nuova, che ci sia una nuova crescita delle riviste, sia come pubblico che come numero di pubblicazioni. È interessante notare poi come i stia fecondo strada l’idea di rivista non solo come contenitore di articoli, racconti e poesie, ma anche come oggetto dotato di una sua dignità a prescindere dal contenuto, cosa bella da tenere in mano, sfogliare e mostrare.

In un mondo in gran parte digitale, dove le informazioni e le forme di espressione artistica tendono a perdere il loro legame col supporto fisico, basti pensare alla musica o a film e serie in streaming, la parola scritta sembra ancorarsi con forza all’oggetto cartaceo. E non c’è solo il feticismo verso l’oggetto libro, come se la lettura su formati digitale non fosse un’attività abbastanza culturale, ma anche la voglia di recuperare una dimensione artigianale dell’editoria, realizzando prodotti dal contento di valore ma anche belli da sfogliare.

Se la prima tendenza mi vede particolarmente critico, per me l’importante in un libro è il contenuto, indipendentemente dal supporto, sia esso cartaceo, elettronico o audiobook, per quanto riguarda la creazione di oggetti belli non posso che essere d’accordo.

E in questa direzione vanno Digressioni e molte delle riviste che ho avuto il piacere di conoscere durante la Notte delle Riviste al Salone Off. Al di là della festa, delle birre, del divertimento e del l’intervista in radio (mi trovate qui al minuto 32 della parte1), l’evento ha permesso di toccare con mano alcune delle riviste di cui avevo solo sentito parlare. Ognuna ha in suo target, una sua linea editoriale, in suo formato e una sua grafica. Grande, piccola, spessa, sottile, ripiegata, rilegata; ogni rivista è bella a modo suo e, cosa più importante, ognuna ha dietro di sé un gruppo di persone capaci ed entusiaste che lavorano duro per realizzare qualcosa di bello.

le riviste alla festa!

Le riviste stanno tornando, e sfruttano l meglio del mondo cartaceo e di quello digitale, stanno tornando e lo fanno con stile, e le persone cominciano ad accorgersene, tanto che nascono anche negozi on-line che si propongono di diffondere il meglio che il panorama indipendente può offrire.

Ma alla fine, perché ho scritto tutto sto pippone? Semplice: per ringraziare un’altra volta Crack che mi ha invitato alla festa e poi perché le riviste indipendenti sono una figata e dovete leggerle! (Se leggete Digressioni è meglio, ma anche le altre vanno bene, un elenco lo trovate qui).

Quello che leggo (e scrivo): Digressioni

Come già sapete, scrivo per Digressioni, una rivista trimestrale cartacea di cultura (se non la conoscete questa è un’ottima occasione per acquistarne una copia o abbonarvi). Il desiderio di collaborare con la banda di folli che tiene in piedi questo progetto è nato perché Digressioni rappresenta esattamente la rivista che desidero leggere: snella, curata nella forma e nei contenuti, non settoriale, ma con un’attitudine all’interdisciplinarietà e alle contaminazioni che apprezzo moltissimo. In Digressioni si può trovare tutto, letteratura, scienza, musica, cinema, filosofia… è una rivista fatta da gente curiosa per gente curiosa, scritta per essere letta da non specialisti ma in modo da trattare gli argomenti in modo accurato, stimolando il lettore ad approfondire, aiutato anche dalla bibliografia che accompagna ogni articolo.

Prima di esserne un collaboratore, io sono un affezionato lettore di Digressioni, e ogni numero è per me una fonte di scoperte sempre interessanti.

il numero 10 di Digressioni
il numero 10 di Digressioni

Ogni numero ha un tema specifico, quello dell’ultimo, il 10 è “reti.” Il mio contributo è un breve saggio sulla psicostoria di Isaac Asimov e sulla sua possibile realizzazione pratica attraverso la big data science, altri autori affrontano il tema da punti di vista completamente diversi. Un esempio è l’articolo di Luca Mauceri sull’opera di Alex Grey, artista psichedelico statunitense che mi ha rivelato una sorprendente rete di connessioni.

Alex Grey infatti collabora con una delle mie band preferite, i Tool, e ha realizzato gli artwork dei loro ultimi due dischi, Lateralus, che è composta da strati trasparenti con rappresentato su ogni foglio un diverso lato del corpo umano e 10,00 Days; nonché altre opere ispirate alla loro musica.

una delle immagini dell'artwork di Lateralus
una delle immagini dell’artwork di Lateralus

Ancora più intrigante è il fatto che un dipinto di Grey, Interbeing, è stato usato come copertina nell’edizione Oscar Mondadori del 2004 della Trilogia della Fondazione di Asimov. Io e Luca non ci siamo consultati quando abbiamo deciso gli argomenti da trattare nei nostri contributi alla rivista, ma la nostra sensibilità ci ha portato a scrivere articoli che in qualche modo si completano e arricchiscono l’un l’altro.

"Interbeing" di Alex Grey (credit: www.alexgrey.com)
“Interbeing” di Alex Grey (credit: http://www.alexgrey.com)

La bellezza di digressioni è proprio questa: come in una rete, la somma è maggiore delle singole parti.

Trilogia della Fondazione di Isaac Asimov nell'edizione Oscar del 2004
Trilogia della Fondazione di Isaac Asimov nell’edizione Oscar del 2004

Quello che leggo (e vedo): Scatti. Scritti.

dal 6 aprile al 15 maggio a Pordenone una mostra da non perdere che unisce fotografia e Racconto.

Se dovessi usare una sola parola per descrivere i lavori di Francesca Zanette, sceglierei “grazia”. Le sue foto, i loghi che crea, i disegni in bianco e nero all’apparenza così semplici, tutto quello che fa esprime grazia ed eleganza. Il messaggio di ogni sua opera è espresso con forza ma mai urlato e proprio per questo arriva ancora più chiaramente. Se avesse un suono, la sua produzione sarebbe una musica soffusa, che necessita attenzione per essere ascoltata ma che poi si rivela con una forza che non ti aspetti.

Scatti. Scritti. definisce completamente l’animo artistico di Francesca: c’è la parte visiva, le fotografie e la parola, i testi scritti, e le due cose non sono giustapposte ma rappresentano due metà di un assieme, ognuna capace di vita propria, ma rafforzate a vicenda quando stanno vicine, come cappuccino e cornetto, dice Francesca.

In Scatti. Scritti. l’immagine non illustra il racconto e il racconto non spiega l’immagine, le due parti si specchiano fra loro, si rilanciano suggestioni e si amalgamano; Scatti. Scritti. non è un’opera fotografica e nemmeno una prova letteraria, è qualcosa di diverso è l’unione di due mezzi all’apparenza antitetici per veicolare emozioni; Francesca ha visto qualcosa e ne ha fatto fotografia e storia e porge le due cose allo spettatore mettendo, a nudo la sua sensibilità.

Per aggiungere forza evocativa alle opere Francesca ha scelto di riportare il testo a scrivendolo a mano, in alcuni casi su un vetro trasparente che si può muovere sopra l’immagine e che proietta l’ombra delle parole sulla foto stessa, in modo sempre diverso a seconda della luce e della posizione, un altro piccolo tocco di grazia che si aggiunge a qualcosa di già bello.

Si può vedere Scatti. Scritti. a Pordenone, alla galleria Due Piani fino al 15 maggio 2019.

Quello che leggo: Quarantine di Greg Egan

Ho appena finito Quarantine di Greg Egan, e preso dalla foga ne ho scritto di getto una recensione su Goodreads

È un libro che ho faticato a concludere, non perché sia mal scritto, tutt’altro, ma perché è denso: ci sono talmente tanti concetti, tante idee e trovate che non si presta a una lettura serale semi-attenta, ma richiede una dedizione profonda da parte del lettore. E poi tratta uno degli argomenti che mi fanno più intrippare.

L’inizio è da noir cyberpunk canonico: investigatore, nanotecnologie, modifiche del corpo umano, atmosfera cupa… poi però Greg cala i carichi pesanti, senza preavviso: la “bolla” (non voglio spoilerare) e, soprattutto, uno sbrodolamento info quantistico sull’interpretazione del collasso della funzione d’onda che mi ha fatto andare fuori di testa.


Dopo la frase scritta sopra dovrei aver perso circa il 94% dei lettori, ora mi impegnerò a lasciare per strada gli altri.

Il fatto è che ho studiato scienza dei materiali e qualcosa di fisica me la ricordo e quando qualcuno in un libro butta dentro la teoria dei quanti vado in brodo di giuggiole; se poi tocca l’argomento ontologico, le possibili interpretazioni della meccanica quantistica, beh, mi ha conquistato. Ci ho pure scritto un articolo, se volete leggerlo è qui.

In Quarantine, Egan fa proprio questo: dà una risposta alla domanda che da sempre arrovella il cervello degli scrittori:

cos’è là realtà? E, di conseguenza: cosa siamo noi?

E la risposta è, come Schrödinger insegna, allo stesso semplice e complicata:

Siamo macchine per il collasso della funzione d’onda.

A questo punto dovrei aver perso tutti i lettori restanti.

Se invece siete arrivati fin qui vuol dire che il discorso vi appassiona, quindi vi consiglio di recuperare il romanzo di Egan e leggervelo, non sarà un’impresa facilissima ma ne varrà la pena.
(Io l’ho letto su Kindle in inglese, so che esiste una traduzione italiana dal titolo La terra moltiplicata, ma credo si trovi ormai solo in qualche mercatino.

Non c’ho tempo per leggere!

Copertina di Storie di Okkervill con orologio

Io vorrei leggere ma non c’ho tempo!

Ho sentito Questa frase centinaia di volte e per ognuna mi incazzo di più: non è vero, non è il tempo che ti manca, è la voglia.

Come gran parte delle persone, ho un lavoro che mi impegna dalle 8 alle 10 ore al giorno, vado a fare la spesa, guardo la TV, mangio, cerco di stare con mio figlio il più possibile e sto anche provando a ricrearmi una vita sociale, però, come dice la mia pagina Goodreads (sono un catalogatore compulsivo, lo so) l’anno scorso ho letto 40 libri. Perché sono più bravo degli altri? Perché dormo poco? Perché uso tecniche speciali di lettura veloce?
No. Perché mi piace leggere e mi ritaglio il tempo per farlo.

Leggo la sera, invece di guardare la TV; dopo pranzo nei weekend; leggo in aereo e in treno, e quando viaggio porto sempre il Kindle con me. A volte leggo anche in pausa pranzo al lavoro.

Ma non è un sacrificio o un obbligo, io sono contento di ritagliarmi del tempo per la lettura, leggere mi dà piacere, mi diverte, e più riesco a farlo più sto bene.

La mancanza di tempo è solo una scusa: uno studio del 2012 ha stimato che la velocità media di lettura per l’italiano è 188 parole al minuto (se volete saggiare la vostra velocità di lettura andate qui), perciò, facendo un rapido conto, per leggere le 244 pagine che compongono Alieni a Crema del mio amico Lorenzo Sartori, cosa che vi consiglio vivamente, ci vogliono circa 5 ore e 24 minuti, una decina di giorni ritagliandosi una mezz’oretta al giorno. Non mi sembra uno sforzo sovrumano, no?

Non sono qui per dirvi che dovete leggere, credo che la lettura, soprattutto di narrativa, debba essere un piacere e non un’imposizione perché “è un’attività culturale;” ognuno di noi ha già abbastanza obblighi in molti aspetti della sua vita ed è giusto che nel suo tempo libero faccia quello che gli pare, sia guardare un film, videogiocare, andare in birreria o qualsiasi altra cosa. Per favore non venitemi a dire che non avete tempo per leggere, il tempo si trova se c’è la voglia, se invece quella non c’è, ammettetelo chiaramente vivrete più sereni voi e non farete incazzare me 🙂

Se però state leggendo questo blog, significa che la letteratura vi interessa almeno un pochino, oppure che siete uno dei pochi amici che ancora mi caga; in entrambi i casi dovreste sapere che io, oltre a leggere, scrivo qualcosina, quindi fate l’ultimo sforzo per rendermi felice e andate a vedere qui.

Grazie!

EDIT: a questo link potete leggere il racconto completo da cui sono stati i brani per il test sulla velocità di lettura.