Quello che leggo: Quarantine di Greg Egan

Ho appena finito Quarantine di Greg Egan, e preso dalla foga ne ho scritto di getto una recensione su Goodreads

È un libro che ho faticato a concludere, non perché sia mal scritto, tutt’altro, ma perché è denso: ci sono talmente tanti concetti, tante idee e trovate che non si presta a una lettura serale semi-attenta, ma richiede una dedizione profonda da parte del lettore. E poi tratta uno degli argomenti che mi fanno più intrippare.

L’inizio è da noir cyberpunk canonico: investigatore, nanotecnologie, modifiche del corpo umano, atmosfera cupa… poi però Greg cala i carichi pesanti, senza preavviso: la “bolla” (non voglio spoilerare) e, soprattutto, uno sbrodolamento info quantistico sull’interpretazione del collasso della funzione d’onda che mi ha fatto andare fuori di testa.


Dopo la frase scritta sopra dovrei aver perso circa il 94% dei lettori, ora mi impegnerò a lasciare per strada gli altri.

Il fatto è che ho studiato scienza dei materiali e qualcosa di fisica me la ricordo e quando qualcuno in un libro butta dentro la teoria dei quanti vado in brodo di giuggiole; se poi tocca l’argomento ontologico, le possibili interpretazioni della meccanica quantistica, beh, mi ha conquistato. Ci ho pure scritto un articolo, se volete leggerlo è qui.

In Quarantine, Egan fa proprio questo: dà una risposta alla domanda che da sempre arrovella il cervello degli scrittori:

cos’è là realtà? E, di conseguenza: cosa siamo noi?

E la risposta è, come Schrödinger insegna, allo stesso semplice e complicata:

Siamo macchine per il collasso della funzione d’onda.

A questo punto dovrei aver perso tutti i lettori restanti.

Se invece siete arrivati fin qui vuol dire che il discorso vi appassiona, quindi vi consiglio di recuperare il romanzo di Egan e leggervelo, non sarà un’impresa facilissima ma ne varrà la pena.
(Io l’ho letto su Kindle in inglese, so che esiste una traduzione italiana dal titolo La terra moltiplicata, ma credo si trovi ormai solo in qualche mercatino.

Appunti di uno che scrive: la storia

scrittura a mano di un bambino piccolo

Eccoci qua: avete avuto la grande idea, vi siete presi il vostro tempo per scrivere e siete pronti davanti al vostro quadernino o al computer. E adesso? adesso vi serve la storia!

Anche in questo caso le strade da percorrere sono essenzialmente due: si può procedere a vista, scrivendo la storia man mano come viene in mente, oppure si può creare la famigerata scaletta e seguirla lungo il percorso della storia.

Se avete mai frequentato un corso di scrittura creativa saprete con certezza che TUTTI consigliano di preparare una scaletta prima della stesura vera e propria e di seguirla; tuttavia, se siete come me piuttosto che fare una scaletta prima vi tagliereste un dito con un coltello arrugginito.

Io odio le scalette, ho provato a prepararle ma sono tutte irrimediabilmente finite nel cestino o rimaste ignorate; programmare non fa per me, proprio non ce la faccio. Qualcuno potrebbe arguire che senza una scaletta non si può ottenere una trama coerente e di sostanza, questo però lo dovete giudicare voi lettori; io, a mia parziale discolpa, posso citare le parole di uno che di trame ne sa qualcosa più di me:

La vita stessa ci dimostra che è quasi impossibile fare programmi, perché poi accade sempre qualcosa che li fa cambiare o saltare. Dunque perché dovresti perdere tempo e ostinarti a tessere una trama prima di cominciare a scrivere?

Stephen King, On Writing. Autobiografia di un mestiere

Scaletta o no, la cosa alla fine importante è dedicarsi alla propria storia con impegno e amore, coccolarla, trattarla bene e farla crescere, perché la storia è la cosa più importante, quella senza cui il vostro libro non potrebbe esistere.

Ed è anche il momento in cui vi divertirete di più, perché poi viene l’editing e con esso le lacrime…

Ma di questo parlerò un’altra volta.