
Eccoci qua: avete avuto la grande idea, vi siete presi il vostro tempo per scrivere e siete pronti davanti al vostro quadernino o al computer. E adesso? adesso vi serve la storia!
Anche in questo caso le strade da percorrere sono essenzialmente due: si può procedere a vista, scrivendo la storia man mano come viene in mente, oppure si può creare la famigerata scaletta e seguirla lungo il percorso della storia.
Se avete mai frequentato un corso di scrittura creativa saprete con certezza che TUTTI consigliano di preparare una scaletta prima della stesura vera e propria e di seguirla; tuttavia, se siete come me piuttosto che fare una scaletta prima vi tagliereste un dito con un coltello arrugginito.
Io odio le scalette, ho provato a prepararle ma sono tutte irrimediabilmente finite nel cestino o rimaste ignorate; programmare non fa per me, proprio non ce la faccio. Qualcuno potrebbe arguire che senza una scaletta non si può ottenere una trama coerente e di sostanza, questo però lo dovete giudicare voi lettori; io, a mia parziale discolpa, posso citare le parole di uno che di trame ne sa qualcosa più di me:
La vita stessa ci dimostra che è quasi impossibile fare programmi, perché poi accade sempre qualcosa che li fa cambiare o saltare. Dunque perché dovresti perdere tempo e ostinarti a tessere una trama prima di cominciare a scrivere?
Stephen King, On Writing. Autobiografia di un mestiere
Scaletta o no, la cosa alla fine importante è dedicarsi alla propria storia con impegno e amore, coccolarla, trattarla bene e farla crescere, perché la storia è la cosa più importante, quella senza cui il vostro libro non potrebbe esistere.
Ed è anche il momento in cui vi divertirete di più, perché poi viene l’editing e con esso le lacrime…
Ma di questo parlerò un’altra volta.
Sono d’accordo: uno può avere un’idea generale di quello che raccontare, ma poi scrivendo la “scaletta” finisce irrimediabilmente con il cambiare. E spesso in meglio.
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Mi ricordo che, durante una discussione con gli
altri autori della casa editrice che osa pubblicarmi(eravamo alla fiera “Più libri più liberi”),dissi che io non seguivo nessuna scaletta e che mai l’avrei seguita. Non per motivi medici, morali, religiosi, filosofici o altro, ma perché non fa parte del mio modo di essere.
Di solito penso a un inizio, a una probabile fine e quel che c’è in mezzo è tutta vita.
Mi guardarono come fossi un alieno. 🙂
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Io, quando tutti mi parlavano della scaletta, guardavo e annuivo con convinzione per non passare per dilettante. Poi ho letto “On Writing” e ho scoperto che Stephen King non fa le scalette; mi sono sentito, come dire, riabilitato 😀
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