Dove vado: Ciarastea

La vigilia di Natale mi hanno chiesto di leggere un mio breve racconto (non più di 2 minuti di lettura a voce alta) per aprire Ciarastea, un evento benefico che si è svolto in varie piazze del centro di Treviso. Ovviamente ho accettato di buon grado per tutta una serie di motivi:

  • La richiesta è arrivata dalla direttrice artistica di Cartacarbone festival, che è stato chiamato per aprire la manifestazione;
  • come ho detto, l’evento serviva per dare sostegno e aiuto a Parent Project, un’associazione di pazienti e genitori con figli affetti da distrofia muscolare di Duchenne e Becker;
  • leggere, anche per pochi minuti, la vigilia di Natale nel pieno centro di Treviso in una Loggia dei Cavalieri addobbata a festa mi è sembrato un bell’onore e una discreta pubblicità.

A causa di qualche incomprensione con l’organizzazione, la pubblicità alla fine non è stata granché, ma il mio racconto l’ho letto e ho visto anche qualcuno tra il pubblico che sorrideva.

Eccomi a leggere in tutto il mio splendore! Grazie a Franco Favero per la foto

Se volete leggerlo anche voi, è qui e si intitola:

Babbo Media Manager

Nella sede della BN S.p.A., un elfo bussò all’ufficio del capo. «Buongiorno, signor Babbo.»
«Accomodati caro. Chi sei? Perdonami ma sto diventando vecchio, non ricordo più i nomi dei dipendenti.»
L’elfo si sedette. «Sono il Babbo Media Manager, signore.»
Babbo Natale finse di aver capito.
«E cosa posso fare per te?»
«Ho una proposta per modernizzarci un po’.»
Il principale si lisciò la barba.
«E cioè?»
«Le letterine signore, sono antiquate, ci sono i social network, è così che si comunica, oggi.»
Babbo Natale tolse il cappello rosso e si grattò la pelata.
«A me le lettere sembrano così poetiche…»
«Ma inefficienti, e antiecologiche, con tutta quella carta da smaltire. La gente oggi ci tiene, a queste cose.»
«Non sono convinto.»
«Si fidi di me, signore.»
Squillò il telefono. Un’ombra rannuvolò il volto di Babbo Natale. «Scusa ma devo andare, le renne minacciano uno sciopero, di nuovo. Se sei sicuro, procedi pure.»
«Grazie, signore.»
L’elfo creò i profili BabboOfficial su tutti i social. Fu un successo.
Si riuscì a sradicare la fake news che metteva in dubbio l’esistenza di Babbo Natale.
Il piccolo ufficio postale del Polo fu scaricato di lavoro.
Si capiva subito chi era stato buono.
Il principale era entusiasta.
Presto però nacquero i problemi.
Prima le richieste: la play, la voglio da un tera, altrimenti Leo piange; il trenino Lego mandamelo già montato, che non sono capace.
Poi le lamentele: trent’anni fa ti avevo chiesto il mostro di lava e non me l’hai portato!
Arrivarono i fanatici: io ti lascio solo latte di riso e biscotti gluten free.
Gli animalisti: maltratti le povere renne per il tuo tornaconto!
I complottisti: la tua slitta rilascia scie chimiche!
I comunisti: sei un fantoccio al servizio delle multinazionali!
E i cattocomunisti: e hai anche rubato il posto a San Nicola!
Facebook bloccò la pagina perché “non conforme alle linee guida della community.”
Ed è per questo che, anche quest’anno, a Babbo Natale i bimbi hanno spedito le letterine.

Quello che scrivo: L’ultimo uomo sulla Luna

Il primo, tutti a parlare del primo, ma dell’ultimo uomo sulla Luna non vi ricordate mai. No, non sto parlando di Gene Cernan, quello qualcuno lo conosce, sto parlando del vero ultimo uomo sulla Luna, il sottoscritto, James T. Caracciolo. 

Non è che io fossi esattamente il candidato migliore, con un cognome così la NASA non mi avrebbe mai fatto partire, loro cercavano veri eroi americani tutti d’un pezzo, ce lo vedete uno che si chiama Caracciolo farsi consegnare la medaglia dal presidente? Io però ho sempre sognato di fare l’astronauta, così mi sono fatto assumere dalla troupe di Kubrick come tutto fare.

Che c’entra Kubrick? Non ditemi che vi siete bevuti la storia del progetto Apollo? È tutto finto, una ricostruzione, vi pare che il Saturn V possa volare davvero?

Il vecchio Stanley comunque era un perfezionista e ha voluto carta bianca; certo, gli hanno detto i capoccioni della NASA, basta che fai una cosa che inganni tutti. Lui non ci ha pensato due volte, ha firmato il contratto e poi ha detto che se volevano un film verosimile non potevano girarlo in studio, ma in esterna. Fai pure, gli hanno detto gli alti papaveri, e lui: OK, allora portatemi sulla Luna. Alla NASA si sono guardati in faccia e hanno pensato: e adesso? Stanley però era irremovibile: Ho detto Luna e Luna deve essere.

Ed ecco che entro in gioco io. James, mi fa, tu che conosci tutti, non è che mi rimedi un passaggio spaziale?

Io chiamo certi miei amici italiani di Las Vegas, che nel quarantasette avevano aiutato i militari con una constatazione amichevole tra un P-80 e un trabiccolo pieno di omini grigi sopra Roswell, e tempo due settimane siamo tutti a far bisboccia a bassa gravità, Stanley fa il suo film, alla NASA sono tutti contenti e i Russi si mangiano il fegato condito con la vodka per l’invidia; tutto è bene quel che finisce bene.

Però adesso venitemi a prendere, che non ne posso più di questi nazisti che abitano sulla faccia nascosta, passano tutto il giorno a marciare e non offrono mai la birra.