Dopo una lunga pausa estiva dovuta a vacanze, casini lavorativi e impegni vari di scrittura, eccomi du nuovo tra voi. E quale metodo migliore c’è che raccontarvi cosa ho fatto in questo mese abbondante di assenza dai lidi digitali? Ecco quindi la nuova puntata della rubrica Torte in Forno! Perciò ecco a voi l’elenco di cosa sto combinando in questi giorni.
Digressioni 12. Il tema del numero è “Metamorfosi,” per una volta ho lasciato perdere la narrativa e mi sono concentrato solo sulla saggistica; il mio articolo come al solito confronta un romanzo di fantascienza con qualcosa di reale, questa volta si tratta dei luoghi della metamorfosi. Non vi viene in mente nulla? suggerimento: ho parlato di un Area X e di un certo reattore nucleare… Sfortunatamente l’amico molto bravo che volevo coinvolgere è troppo impegnato, ma io non demordo.
Selezione per racconti di fantascienza di Mosca Bianca Edizioni (scadenza 31 ottobre 2019). Sto lavorando a un racconto che però mi sta esplodendo tra le mani, vediamo che ne viene fuori.
Il concerto inizia con una frase color fosfori verdi che appare sul megaschermo:
we are caged in a simulation
E la musica attacca con Algorithm mentre figure vestite di LED suonano il trombone correndo per il palco, e Bellamy compare indossando la versione moderna degli occhiali di Macho Man Randy Savage che si accendono di LED bianchi.
Nelle due ore successive i Muse dimostrano di essere attualmente la più grande rock band sul pianeta: mettono insieme uno show che dimostra come abbiano imparato la lezione di Queen, U2, Iron Maiden, Depeche Mode e l’abbiano fatta loro, arricchendola di uno spessore concettuale che fa da compagno a un suono potente e grandi canzoni.
Il loro è più di un concerto, è uno spettacolo multimediale, un concept show, come l’ha definito Rockol, caratterizzato da un tema e un’estetica ben precisi.
Tra effetti visivi, figuranti con tute luminose e macchine sparafumo, luci led, laser, esoscheletri metallici e un gigantesco mostro a metà tra lo zombie Eddie eTerminator, i Muse mettono la distopia in musica e la condiscono con un’estetica cyberpunk che sembra presa direttamente dai romanzi di William Gibson e da 1997 Fuga da New York.
Per Bellamy e soci il mondo è una simulazione, noi ci siamo imprigionati dentro, e, come dice il testo di Algorithm, stiamo diventando obsoleti; non tutto però è perduto, possiamo ancora ribellarci, il tempo sta scadendo ma forse, come in Uprising, potremmo ancora sfuggire al controllo ed essere vittoriosi, possiamo scappare al cyborg gigante che si eleva dietro la batteria e cerca di catturare il gruppo.
il Cyborg Gigante!
il Cyborg Gigante!
Matthew Bellamy diventa quindi una specie di John Connor che guida la resistenza contro il sistema, contro l’algoritmo, per salvare i pochi umani rimasti e, in puro stile anni ottanta ci riesce giocando a un cabinato da bar, staccando la spina e ponendo fine alla simulazione (a qualcuno vien e in mente The Last Starfighter?)
Questo qui indossava un esoscheletro, un esoscheletro, capito? come in Aliens Scontro Finale!
Alla fine non c’è nulla che possa arrestare la cavalcata trionfale di Knights of Cydonia.
No one’s going to take me alive Time has come to make things right You and I must fight for our rights You and I must fight to survive
Frab’s Magazines non è una rivista ma un contenitore che seleziona le migliori riviste cartacee sul mercato e le vende sul suo e-shop. Sono particolarmente legato a questo progetto perché, pur non facendone parte direttamente, noi di Digressioni abbiamo visto nascere la pagina Instagram, e abbiamo l’onore di essere in vendita sul loro negozio on-line
Finora però non avevo mai comprato niente su Frab’s, quindi ho voluto ovviare a questa mancanza provvedendo al mio primo acquisto: Quanto, un esperimento tutto italiano di rivista di letteratura speculativa. Fantascienza e distopia abbracciano la maneggevole follia di queste pagine che si candidano a diventare un cult della letteratura indipendente italiana.
Quanto è una rivista pazzesca, una follia commerciale proprio come piace a noi di Digressioni: Parla di fantascienza, in un paese che considera il genere alla stregua di un intrattenimento per adulti con la mente di un ragazzino nerd; è stampata su tre tipi di carta diversi, tra cui una blu di alta grammatura e finitura ruvida; ha la copertina con le alette, una sovraccoperta in carta lucida e usa inchiostrimetallizati. Insomma, Quanto, come Digressioni, non dovrebbe esistere, ed è proprio per questo che mi fa impazzire.
Insomma, per 15€ ci si porta a casa una rivista che definire una figata è poco.
la copertina di Quanto
Carta blu
e nera
È però necessario spendere qualche parola anche per Frab’s, e vi anticipo che sono tutte belle: la spedizione è gratuita e viene effettuata il giorno successivo all’ordine con piego di libri quindi, se mamma poste vi assiste, dovreste ricevere il plico entro quattro-cinque giorni. E qui cominciano le belle sorprese: la rivista arriva stupendamente avvolta in una carta da pacchi leggera e raffinata, chiusa con dello spago grezzo; assieme al pacco ci sono un biglietto di ringraziamento scritto a mano da Anna, la titolare del sito, un delizioso segnalibro di Frab’s e una mini-cartolina con una foto virata seppia. Ma non è tutto, c’è anche un regalo, un codice sconto del 15% per un ordine minimo di 20€. Insomma, Amazon sarà anche figo, ma di certo non è così stiloso.
il pacco come si presenta
foto e segnalibro
il biglietto di Anna
la Carta
tutti i regalini
Prima di chiudere con le parole di Anna, vi invito a visitare il sito di Frab’s Magazines e, già che ci siete, anche quello di Digressioni (di cui sta per uscire il numero 11).
Grazie per avere dato fiducia alla carta più bella e pensata in Italia. Grazie anche per avere creduto nel progetto di Frab’s Magazines.
Come potete aver notato se mi seguite, Inchiostro 2019 sta generando una quantità importante di post e riflessioni sul blog, questo perché i due giorni in cui ho partecipato sono stati per me ricchissimi di esperienze e incontri, da entrambi i lati del palco, quello degli spettatori e quello dei partecipanti attivi (in quest’ultimo caso sia come ospite che come conduttore).
Per aumentare il mio grado di dissociazione, domenica 23 giugno ho sperimentato anche come ci si sente a essere presentato e presentatore contemporaneamente: nella bella, ma caldissima cornice del Caffè del Museo (e meno male che c’era la birra!) infatti ho fatto da maestro di cerimonie durante l’incontro sulle riviste culturali, introducendo Giorgio Ghibaudo e Mattia Tortelli in rappresentanza di Crack, e Laura Cuzzubbo e… il sottoscritto in rappresentanza di Digressioni.
L’evento, che ha richiamato un bel po’ di gente, o almeno ci piace pensare che siano tutti venuti per ascoltarci e non per bersi qualcosa di fresco, è stato particolarmente importante per noi di Digressioni, visto che era la nostra prima escursione in terra lombarda e la prima partecipazione a un festival letterario interessante e ben organizzato come Inchiostro (OK, questa è una marchetta per far sì che Lorenzo Sartori ci inviti anche il prossmo anno ;)).
Basandoci sui riscontri delle persone presenti sembra che ce la siamo cavata bene e che siamo riusciti a trasmettere l’amore e la cura che mettiamo per realizzare questa rivista che è del tutto indipendente e si basa sugli sforzi dei collaboratori. Menzione speciale a Laura che si è rivelata un’ottima intrattenitrice ed è passata con successo da membro silenzioso della redazione a capo intrattenitrice festivaliera, tanto che l’organizzazione ha dovuto fisicamente allontanarla dal locale, altrimenti a quest’ora era ancora lì che parlava…
Devo poi fare un necessario ringraziamento a Mattia Signorini che nel suo ultimo romanzo, Stelle Minori, ha inserito la creazione di una rivista letteraria indipendente e che ha deciso di parlarne proprio durante la sua presentazione a Inchiostro. A volte la sorte fa incontrare le persone proprio nel momento giusto e, quando succede, ne escono sempre cose meravigliose!
Se avete letto il mio post precedente, saprete che tra il 21 e il 23 giugno ho partecipato nella doppia veste di presentato e presentatore al festival Inchiostro, organizzato a Crema dal mio amico Lorenzo Sartori.
Tra le tante attività piacevoli, che comprendevano anche una discreta quantità di birra, ho avuto anche l’onore di co-condurre, assieme a Francesca Caldiani, la presentazione che Dario Tonani ha fatto della sua ultima fatica letteraria: Naila di Mondo9.
La copertina di Naila di Mondo 9
Naila è uno di quei libri che ti restano dentro per l’ambientazione: polverosa, cattiva, feroce; Mondo9 è quasi un personaggio del libro, dotato di vita propria e desideroso di ucciderti. Come ho detto a Dario durante la presentazione: leggendo Naila di Mondo9 senti caldo, e sete, e hai un fortissimo desiderio di toccare l’acqua, lavarti le mani.
Naila di Mondo9 è però anche tanto altro, e parlarne con l’autore è un’occasione incredibile per “entrare” ancor più nel romanzo, coglierne aspetti che ti erano sfuggiti, apprezzare le sfumature e, perché no, scoprire anche alcuni dei segreti che ogni autore ha riguardo il suo processo creativo.
Ho così percepito in modo ancora più forte la sensibilità di Dario, il desiderio di comunicare più che una storia appassionante, l’attenzione per l’universo femminile e il “coraggio” che ha avuto, in un mondo prettamente maschile come quello della fantascienza italiana, di creare un protagonista donna al comando di una nave donna in un mondo governato solo da uomini.
Naila diventa quindi un simbolo, un esempio per le donne e un monito per gli uomini e il romanzo di Dario rappresenta uno di quei libri speciali che, oltre ad appassionare, hanno il gran dono di veicolare dei valori importanti.
Come amo spesso dire, la fantascienza è un ottimo modo per parlare del presente e del nostro mondo, e l’opera di Dario ne è un chiaro esempio.
Se volete vedere qualche foto della presentazione, la galleria è qui sotto.
Nuova puntata della rubrica Torte in Forno, ovvero aggiornamento su quello che sto combinando.
Digressioni 11. Siamo in dirittura d’arrivo, il tema di questo numero è “Radici,” ho inviato un saggio e un racconto e sono stati entrambi accettati, c’è solo da aspettare i primi di luglio per l’uscita. Per quanto riguarda il saggio, anche questa volta trarrò spunto da un romanzo di fantascienza per parlare di scienza e tecnologia. Il racconto invece… beh, leggetevi la rivista!
Digressioni 12. È stato deciso il tema, ho mandato oggi le proposte che sono state accettate, ora devo lavorare. Forse, ma proprio forse, sono riuscito a tirare in barca un mio amico molto bravo, ma non poso dire di più…
Selezione per racconti di fantascienza di Mosca Bianca Edizioni (scadenza 31 ottobre 2019). Sto lavorando a un racconto che però mi sta esplodendo tra le mani, vediamo che ne viene fuori.
Try walkin’ in my shoes, parole e immagini contro l’omofobia (scadenza 31 luglio 2019). Mi è venuta un’idea, sotto la doccia, ovviamente, e ho iniziato a scrivere.
Birraccontami. Abbiamo organizzato tre contest di scrittura e lettura dal vivo per racconti brevi massimo (4000 battute), legati al tema della birra, che si stanno svolgendo nell’ormai abituale “lochescion” della Birreria Crua di Carbonera (TV). La prima serata, a tema “acqua,” è stat un successo sia per il numero e la qualità di racconti inviati, che per la partecipazione del pubblico. Replicheremo il 9 luglio con la seconda serata, il cui tema è “schiuma.” stay tuned!
L’Enciclopedia dei fastidi di Diego Tonini, un progetto di racconti “fastidiosi” di cui parlerò a tempo debito…
In giro per l’Italia ci sono migliaia di festival letterari, volendo farli tutti uno dovrebbe essere in un posto diverso ogni weekend, e a volte anche in due posti contemporaneamente.
Che poi viene da chiedersi come mai, se in Italia non legge nessuno ci siano così tanti eventi che vertono sui libri, ma questa è un’altra storia.
Per uno scrittore, presentare a un festival o, ancora meglio, essere invitato a un festival, è un piacere, un massaggio vivificante all’ego frustrato da tante delusioni, sempre che qualcuno venga ad assistere alla presentazione, ma ai festival, a differenza che in libreria qualcuno che si siede c’è sempre, se non altro perché ha sbagliato posto o per riposarsi un po’.
E poi il mondo degli scrittori è piccolo, in qualche modo ci si conosce tutti, di persona, sui social, anche solo di nome, perciò andare a un festival è spesso come la cena di Natale con le persone che vedi poco: ci sono quelli che ti stanno sulle balle, chi vorresti incontrare più spesso, gli amici persi e ritrovati, ci sono perfino i vecchi amori di tanti anni fa. Insomma, per uno scrittore, andare a un festival è l’equivalente di passare un weekend da parenti che vivono lontano.
Capita poi che un festival sia particolarmente piacevole, vuoi per il luogo, per l’organizzazione, per gli ospiti; o per tutte queste cose assieme, come è stato per Inchiostro, che si è svolto nei chiostri del museo a Crema il 21-22-23 giugno.
E se il festival in questione è organizzato da un tuo amico, come in questo caso l’instancabile Lorenzo Sartori, il tutto sfiora la perfezione, e dico sfiora perché come al solito la maledizione meteorologica che affligge le presentazioni di Niente di umano all’orizzonte ha colpito ancora, con il diluvio universale che si è abbattuto sul nord Italia sabato mattina.
Questa volta però non voglio parlare delle presentazioni che faccio come autore, ho già rotto le palle abbastanza, (però se volete vedervi le foto della presentazione che ho fatto con Ilaria Pasqua e Delos Veronesi, sono qui sotto) ma di un’attività per me nuova, quella di conduttore (maestro di cerimonie, presentatore di presentazioni, come cavolo si dice?!?) Insomma, vi voglio parlare del fatto che stavolta sono stato io a introdurre un autore, e in ben due occasioni.
Come ho già scritto, un buon conduttore determina la riuscita o meno di una presentazione, per cui trovarmi dall’altra parte della barricata mi ha reso un po’ teso, per due motivi: primo, era la prima volta, e con un autore piuttosto noto nell’ambito della narrativa fantastica italiana; secondo, a differenza mia che sono uno che ama andare a braccio, l’autore preferiva una certa pianificazione dell’evento.
Ma quindi? Di chi stai parlando? Come è andata? Calma, calma, mo’ ve racconto…
Il sempre caro Lorenzo mi ha chiesto, in quanto frequentatore del genere fantastico sia in lettura che in scrittura, come un hard disk per intenderci, di co-condurre assieme a Francesa Caldiani niente popò di meno che Dario Tonani, l’autore delle Cronache di Mondo9 (Urania) e di Naila di Mondo9 (Oscar Fantastica), due fra i più famosi libri di fantascienza italiana degli ultimi anni. Capite quindi che, visto anche il pubblico abbastanza sostanzioso, la paura di fare brutta figura c’era.
Dario però è una persona squisita, cordiale e disponibile, che dice sempre cose interessanti e quindi, con Francesa che da professionista scafata bilanciava la mia cialtronaggine, abbiamo creato un’atmosefre molto bella e chiacchierato amabilmente di libri, di vita e di tutto quello che ci veniva in mente , coinvolgendo gli spettatori. Insomma, è stato davvero bello.
Non pago dell’esperienza, il giorno successivo ho condotto anche due autrici indipendenti, Monia Scott e Alessia Francone, due autrici indipendenti di narrativa fantastica, con le qualli ho dialogato sulle difficoltà di fare un buon worldbuilding, sul ruolo della donna nella letteratura fantastica e su cosa voglia dire essere autori indipendenti.
Poin ci sarebbe da parlare anche di Digressioni, ma penso di avervi annoiato abbastanza, per cui dovrete aspettare il prossimo post.
quasi dimenticavo: grazie a Laura Cuzzubbo per le foto!
Nel decalogo del bravo blogger/influencer/social media coso al primo posto c’è scritto:
Pubblica costantemente e frequentemente contenuti
(Il bravo social media coso non è necessariamente uno scrittore e fa uso copioso di avverbi in -ente e rime interne).
Come avrete immaginato non vedendo nuovi post negli ultimi dieci giorni, io un bravo social coso non lo sono e questo per un semplice motivo: il bravo social media coso non ha una vita nel mondo reale.
Io invece ho un lavoro che non mi piace ma mi paga le bollette, sono un padre separato che vedendo il figlio per metà mese cerca di massimizzare il tempo con lui, e vorrei anche scrivere qualcosa nel tempo libero (a proposito, avete dato un’occhiata al mio nuovo libro?).
Tutto questo pippone non è per suscitare compassione, ma per dire che ogni tanto il tempo per fare tutto ciò che voglio non basta e che devo per forza tralasciare qualcosa, che in questo periodo è proprio il blog.
Però ho lo stesso un sacco di idee e progetti in cantiere, alcuni più importanti di altri, alcuni che si realizzeranno mentre altri no, alcuni a breve termine alcuni più lontani nel futuro…
Insomma di roba da raccontare ne ho tanta quindi se vi piace seguirmi abbiate pazienza che mi rifarò vivo presto 😁
Inauguro con questo post la nuova rubrica “torte in forno” in cui scriverò dei progetti a cui sto lavorando o a cui voglio lavorare (Work in progress non mi piaceva, è una locuzione abusata), così i miei 25 lettori saranno sempre accuratamente edotti delle mie innumerevoli attività (questa frase è un classico esempio di inutile sfoggio di erudizione).
Ordunque veniamo al dunque, che sta combinando il Tonini? Ecco la solita lista disordinata.
Digressioni 11. Ormai è diventato un appuntamento fisso di scrittura, non solo di lettura; dopo il numero 10 disponibile ora, per il quale ho scritto solo un saggio, nel numero 11 potrebbe esserci un mio doppio contributo: saggio e racconto. Vedremo.
Concorsi letterari. Ci sono un po’ di concorsi a cui vorrei partecipare con un racconto:
A volte capita, ma solo a volte, che una presentazione vada bene e che il pubblico presente, oltre a esserci, cosa non del tutto scontata, ascolti gli sproloqui dell’autore e alla fine decida perfino di comprare una copia del libro.
Ora, riprendendo un mio post precedente, mi sono fatto un’idea sul pubblico tipico di una presentazione che, da buon markettaro, illustrerò di seguito con un grafico a torta (lo so, i grafici a torta sono bellissimi).
Considerando una generica presentazione con un pubblico ragionevole, diciamo dieci persone, l’audience è così composto:
amici e parenti dello scrittore
4
habitué del locale che si confondono con l’arredamento
3
persone entrate per sbaglio o perché fuori piove
2
sconosciuti realmente interessati
1
totale
10
il bellissimo grafico a torta che rappresenta il pubblico tipico di una presentazione (ve l’ho detto che amo i grafici a torta?)
È perciò poco probabile che qualcuno compri una copia del vostro libro, soprattutto dopo la prima presentazione, quando il bacino di acquisto da parte di amici e parenti si è esaurito. Tralasciando il 40% delle persone presenti che avete invitato voi, c’è comunque la remota possibilità che nel restante 60% ci sia qualcuno che, convinto dalla vostra performance o più probabilmente mosso a compassione, decida di prendere il libro.
A quel punto è molto probabile che si avvicini per chiedervi una dedica, richiesta a cui dovete farvi trovare pronti.
di seguito quindi elencherò, come sempre in ordine sparso e in modo parziale,
le cose da sapere quando scrivete una dedica.
premuratevi di avere con voi una penna. È piuttosto antipatico dover chiedere la penna al lettore, perché poi la userete anche per la persona successiva costringendo l’altro a starvi appiccicato tutto il tempo come un avvoltoio in attesa della preda, per farsi ridare la penna.
Io porto sempre con me le mie due penne preferite per firmare dediche in tutta comodità e sicurezza.
Chiedete il nome alla persona, non è carino dedicare il libro a Lisa anziché Luisa, o confondersi perché credete di conoscere chi avete davanti.
Ci sono due scuole di pensiero per le dediche: quella per cui si scrive una frase personalizzata a ognuno e quella in cui invece si usa sempre la stessa frase generica (un mio amico opta per la terza via, quella di scrivere titoli di film che gli sono piaciuti invece che la dedica, originale ma non so se apprezzata da tutti. Io propendo per la dedica personalizzata, mi sembra un gesto di rispetto e cura verso i propri lettori. L’unica cosa da non fare è firmare e basta, potrebbe risultare fruttuoso al vostro lettore nel caso voi diventaste famosi o moriste improvvisamente, ma comunque non è di buon gusto.
potete scrivere titoli di film al posto della dedica…
ma non firmate e basta!
Scrivete in modo comprensibile, eventualmente in stampatello, non è carino che il lettore arrivi a casa, apra il libro, e si trovi quattro scarabocchi incomprensibili sulla prima pagina.
Sorridete, la persona che avete davanti ha appena speso dei soldi per voi dopo avervi sentito blaterare per un’ora, il minimo che si merita è un po’ di gentilezza.
Spendete un po’ di tempo chiacchierando col lettore, magari chiedetegli anche di farvi sapere come ha trovato il libro, ben pochi lo faranno, ma è un modo per instaurare un rapporto.
Non arrabbiatevi se qualcuno dopo la presentazione non compra una copia, non potete conoscere le sue disponibilità economiche né i suoi gusti letterari, vi ha già fatto un favore ascoltandovi.
guardate la gioia di una lettrice dopo che gli avete scritto una bella dedica…
OK, credo di aver detto più o meno tutto quello che mi veniva in mente, quindi posso lasciarvi con qualche foto della mia ultima presentazione alla Libreria San Leonardo di Treviso, dove ho anche firmato qualche dedica!