Dove vado: la festa di Natale di Digressioni

Non credo serva che vi dica cos’è Digressioni, ci sono praticamente più articoli in merito qui che sul sito ufficiale.

Però, però, qualcosa di nuovo ce l’ho da dirvi.

La prima cosa è che Digressioni è diventato un progetto editoriale (che è un modo figo per dire: “piccola casa editrice senza un soldo ma con tanto entusiasmo e voglia di fare”). Quindi che cambia? Per la rivista quasi niente, se non la possibilità di arrivare in più librerie ed essere distribuiti meglio; per il resto… usciranno dei libri a marchio Digressioni!

Per ora sono 3:

  • Un’antologia che contiene i migliori racconti pubblicati sulla rivista, tra cui il mio “Elegia per un cantiere” pubblicato sul numero 9, “Labirinti.”
  • Una raccolta di poesie, anch’esse pubblicate sulla rivista.
  • Una raccolta di saggi e racconti sulla storia dell’arte, scritti dall’espertissima Annarosa Tonin.

Quindi, cosa state aspettando? non lo vedete il nostro direttore pronto a firmare dediche e, soprattutto, ricevute?
Accatatevi i libri, li potete prendere sul sito e siamo pure su Amazon!

il Direttore galattico Davide De Lucca mentre firma ricevute per i moltissimi acquirenti dei libri Digressioni

In realtà, come si capisce dal titolo di questo post, non volevo fare pubblicità ai libri (non è vero, volevo farlo), ma parlare di altro:

la supermegafesta di Digressioni

Ieri sera, 18 dicembre, tutta la cricca di Digressioni si è ritrovata, assieme agli amici della rivista e a qualche cliente passato lì per caso, al Bar Radiogolden di Conegliano per sbevazzare, fare casino e leggere qualche brano dalla rivista e dai libri appena usciti (vi ho detto che Digressioni è diventata anche editore?) e sbevazzare ancora. C’erano anche le amiche di La Chiave di Sophia, ma loro sono persone serie e non si abbandonano all’alcol come noi.

Raccontare una festa è sempre difficile, si oscilla tra l’effetto “pensierino di scuola” e il “guardate che figo che era mentre voi sfigati non c’eravate,” quindi mi limiterò a dire che è stato davvero bello e che NOI eravamo fighi. Le letture sono andate bene e, modestamente, l’esperimento di lettura a due voci (Diego Tonini + Francesco Zanolla) è riuscito benissimo e potrebbe pure diventare un classico degli eventi Digressivi. Quindi, se volete vedere cosa vi siete persi, date un’occhiata alla photogallery qui sottto, mentre se volete leggere qualcosa di bello e aiutare un progetto interessante, andate su digressioni.com e fate la spesa!

Quello che ascolto: Muse @ Stadio Olimpico

Il concerto inizia con una frase color fosfori verdi che appare sul megaschermo:

we are caged in a simulation

E la musica attacca con Algorithm mentre figure vestite di LED suonano il trombone correndo per il palco, e Bellamy compare indossando la versione moderna degli occhiali di Macho Man Randy Savage che si accendono di LED bianchi.

Nelle due ore successive i Muse dimostrano di essere attualmente la più grande rock band sul pianeta: mettono insieme uno show che dimostra come abbiano imparato la lezione di Queen, U2, Iron Maiden, Depeche Mode e l’abbiano fatta loro, arricchendola di uno spessore concettuale che fa da compagno a un suono potente e grandi canzoni.

Il loro è più di un concerto, è uno spettacolo multimediale, un concept show, come l’ha definito Rockol, caratterizzato da un tema e un’estetica ben precisi.

Tra effetti visivi, figuranti con tute luminose e macchine sparafumo, luci led, laser, esoscheletri metallici e un gigantesco mostro a metà tra lo zombie Eddie eTerminator, i Muse mettono la distopia in musica e la condiscono con un’estetica cyberpunk che sembra presa direttamente dai romanzi di William Gibson e da 1997 Fuga da New York.

Per Bellamy e soci il mondo è una simulazione, noi ci siamo imprigionati dentro, e, come dice il testo di Algorithm, stiamo diventando obsoleti; non tutto però è perduto, possiamo ancora ribellarci, il tempo sta scadendo ma forse, come in Uprising, potremmo ancora sfuggire al controllo ed essere vittoriosi, possiamo scappare al cyborg gigante che si eleva dietro la batteria e cerca di catturare il gruppo.


Matthew Bellamy diventa quindi una specie di John Connor che guida la resistenza contro il sistema, contro l’algoritmo, per salvare i pochi umani rimasti e, in puro stile anni ottanta ci riesce giocando a un cabinato da bar, staccando la spina e ponendo fine alla simulazione (a qualcuno vien e in mente The Last Starfighter?)

Questo qui indossava un esoscheletro, un esoscheletro, capito? come in Aliens Scontro Finale!


Alla fine non c’è nulla che possa arrestare la cavalcata trionfale di Knights of Cydonia.

No one’s going to take me alive
Time has come to make things right
You and I must fight for our rights
You and I must fight to survive